Il pianista…

alessandro andena

L’ immagine è nitida,il palco di un night…

       La moquette, la tappezzeria, le tende e tutto quello che c’è intorno è di un colore viola, come quello dei funerali.

 Al centro del palco un pianoforte a coda, completamente bianco, ed i tasti, su cui si poseranno a breve le sottili dita del pianista sono invertiti…i neri al posto dei bianchi e viceversa come una fotografia al negativo; forse anche il piano non e’ bianco ma il suo esatto contrario.

 Nel locale c’è puzza di fumo e alcolici, qui si può ancora fumare nei locali, specie in quelli di questo tipo.

 Un vociare sommesso fa da  sottofondo e da contorno al riflettore, che punta la sua luce rossastra su questo palco, ancora deserto, fino a quando entra il pianista…anche lui è vestito di bianco e nero o di nero e bianco, chissà, magro come la morte si…

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Non so’ piu’ che farmene…

Non so’ piu’ che farmene

di questa vita,

che ha il sapore triste

di sorrisi amari e lacrime salate

 

fatta di giorni

bagnati dall’ alcool

che rompe gli argini

come un fiume in piena

 

giorni che passano veloci

e non guardano indietro

che sanno di whiskey

di pioggia e caffe’

 

fatta di notti

buie ed insonni

a fissare soffitti nudi

e bianchi

 

come carni stracciate

come lenzuola a coprir cadaveri

su letti bagnati dall’ ultimo respiro

 

notti fatte di vino

ricordi e martini

di sigari e fumo e nebbia

 

di note di tango

di violini struggenti

di urla silenziose

che squarciano l’ anima

 

notti fatte di nubi

e di stelle nascoste

 

24/07/09 – Piattaforma

Il pianista…

L’ immagine è nitida,il palco di un night…

       La moquette, la tappezzeria, le tende e tutto quello che c’è intorno è di un colore viola, come quello dei funerali.

 Al centro del palco un pianoforte a coda, completamente bianco, ed i tasti, su cui si poseranno a breve le sottili dita del pianista sono invertiti…i neri al posto dei bianchi e viceversa come una fotografia al negativo; forse anche il piano non e’ bianco ma il suo esatto contrario.

 Nel locale c’è puzza di fumo e alcolici, qui si può ancora fumare nei locali, specie in quelli di questo tipo.

 Un vociare sommesso fa da  sottofondo e da contorno al riflettore, che punta la sua luce rossastra su questo palco, ancora deserto, fino a quando entra il pianista…anche lui è vestito di bianco e nero o di nero e bianco, chissà, magro come la morte si siede un po’ a fatica, sembra provato…potrebbe avere sessant’ anni oppure quaranta… vissuti molto intensamente.

 Non saluta, fa solo un cenno con la testa e, con tutta la calma e l’ indifferenza che si possa immaginare si accende una sigaretta mentre beve un liquido marrone chiaro da un tumbler basso, presumibilmente whiskey… ad occhi chiusi… come se stesse raccogliendo le idee o le forze per iniziare… per continuare o per sopravvivere…

 E così trascorre qualche breve interminabile minuto, fino a quando si toglie la giacca rimanendo in gilet bianco e camicia nera, o viceversa, e finalmente quelle ossute dita si appoggiano ai tasti come se non sapessero fare altro, a parte reggere bicchieri e sigarette…

 E cosi le note la musica, l’ armonia mi portano a chiudere gli occhi, fino a quando anche la voce cupa e tenebrosa ed affascinante del pianista si allontana dolcemente fino quasi a scomparire… fino a quando scompare, davvero del tutto, fino a quando anche la musica scompare, fino a quando riapro gli occhi e la scena la vedo dall’ alto, nitida, ma è silenziosa…non sento alcuna musica, nessun rumore…

 Il mio corpo è riverso a terra, un cameriere mi sta facendo un massaggio cardiaco ma io non sento niente…io, non sono più …niente.

19/06/09 

 Colonna Sonora:

 “ Scivola vai via”   di Vinicio Capossela