Praticare il rebetiko è un esercizio. Fa riscoprire gli strumenti di orientamento. Disporre di una buona penna. Arrotolarsi una sigaretta, accendersela. Distinguere tra cosa ti appartiene e cosa non ti appartiene. Rimanere in silenzio. Assentire col capo. Decidere. Infilare la giacca solo da una manica e l’altra tenerla appoggiata alla spalla come una carezza, come un abbraccio monco.
Solo che a bere e a fumare, a essere altrove si aprono crepe nel cuore. Consumare il rebetiko vuol dire rischiare. Si spalancano voragini. Ora come ora mi iniziano ad arrivare pesi. La vecchiaia dei miei, i miei destini mancati, la solitudine. É pericoloso sedersi ad ascoltare. Mettersi da soli a tiro di questa mareggiata. É una gioia che piega le gambe, che può farti cadere come un colosso di creta.
Domani mi vado a comprare scarpe e vestito per tutto quello che non sono stato.
da Tefteri
di Vinicio Capossela