Il pianista…

alessandro andena

L’ immagine è nitida,il palco di un night…

       La moquette, la tappezzeria, le tende e tutto quello che c’è intorno è di un colore viola, come quello dei funerali.

 Al centro del palco un pianoforte a coda, completamente bianco, ed i tasti, su cui si poseranno a breve le sottili dita del pianista sono invertiti…i neri al posto dei bianchi e viceversa come una fotografia al negativo; forse anche il piano non e’ bianco ma il suo esatto contrario.

 Nel locale c’è puzza di fumo e alcolici, qui si può ancora fumare nei locali, specie in quelli di questo tipo.

 Un vociare sommesso fa da  sottofondo e da contorno al riflettore, che punta la sua luce rossastra su questo palco, ancora deserto, fino a quando entra il pianista…anche lui è vestito di bianco e nero o di nero e bianco, chissà, magro come la morte si…

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Forti note…

Forti note

rimbombano nella mia testa

fanno parte di un brano jazz

 

Rimbalzano

dal cervello al cuore come impazzite

l’ emozione cresce…a dismisura

direi…senza fine

 

Soffici suoni

come un velo mi avvolgono

mentre fuori ancora sento

il silenzio della notte

 

Ubriaco mi addormento

nella tristezza e nella solitudine

di una camera d’ albergo

mentre ancora indosso

il mio vecchio smoking blu

 

11/04/95 – Lodi

Il pianista…

L’ immagine è nitida,il palco di un night…

       La moquette, la tappezzeria, le tende e tutto quello che c’è intorno è di un colore viola, come quello dei funerali.

 Al centro del palco un pianoforte a coda, completamente bianco, ed i tasti, su cui si poseranno a breve le sottili dita del pianista sono invertiti…i neri al posto dei bianchi e viceversa come una fotografia al negativo; forse anche il piano non e’ bianco ma il suo esatto contrario.

 Nel locale c’è puzza di fumo e alcolici, qui si può ancora fumare nei locali, specie in quelli di questo tipo.

 Un vociare sommesso fa da  sottofondo e da contorno al riflettore, che punta la sua luce rossastra su questo palco, ancora deserto, fino a quando entra il pianista…anche lui è vestito di bianco e nero o di nero e bianco, chissà, magro come la morte si siede un po’ a fatica, sembra provato…potrebbe avere sessant’ anni oppure quaranta… vissuti molto intensamente.

 Non saluta, fa solo un cenno con la testa e, con tutta la calma e l’ indifferenza che si possa immaginare si accende una sigaretta mentre beve un liquido marrone chiaro da un tumbler basso, presumibilmente whiskey… ad occhi chiusi… come se stesse raccogliendo le idee o le forze per iniziare… per continuare o per sopravvivere…

 E così trascorre qualche breve interminabile minuto, fino a quando si toglie la giacca rimanendo in gilet bianco e camicia nera, o viceversa, e finalmente quelle ossute dita si appoggiano ai tasti come se non sapessero fare altro, a parte reggere bicchieri e sigarette…

 E cosi le note la musica, l’ armonia mi portano a chiudere gli occhi, fino a quando anche la voce cupa e tenebrosa ed affascinante del pianista si allontana dolcemente fino quasi a scomparire… fino a quando scompare, davvero del tutto, fino a quando anche la musica scompare, fino a quando riapro gli occhi e la scena la vedo dall’ alto, nitida, ma è silenziosa…non sento alcuna musica, nessun rumore…

 Il mio corpo è riverso a terra, un cameriere mi sta facendo un massaggio cardiaco ma io non sento niente…io, non sono più …niente.

19/06/09 

 Colonna Sonora:

 “ Scivola vai via”   di Vinicio Capossela