L’odore del dolore

L’odore del dolore

Che odore ha il dolore?
Come il freddo, la solitudine, la paura
o la morte,
anche il dolore ha un odore.
Tante volte ho provato a decifrarlo
ma si nasconde, si diluisce,
si camuffa. Offre piste fasulle.
Ha qualcosa di canfora, di chiuso, di rancido,
qualcosa di narcotico,
potrebbe essere alcool, adrenalina o mercurio,
come potrebbe essere ammoniaca,
vertigine o nausea.
Porta stimmate di chiarezza ulcerata,
poggia senza essere visto sulle sedie
e oscilla osceno sulle grucce della tristezza.
Poiché esiste, odora; sì, il dolore odora
nelle occhiaie violacee, nei calici dell’insonnia
e nelle cicatrici paonazze dell’attesa
o dell’angoscia.
Odorano i corpi nel dolore,
odorano la febbre e l’ombra
come odorano la stanchezza, la miseria o la fame.
Odora il dolore e ci opprime
la bocca uno spago,
una spugna nella gola,
quando riconosciamo nitido, pungente,
riconoscibile e insieme indecifrabile,
il suo aroma.

Xulio Lòpez Varcàcel

Era un uomo solo…

Era un uomo solo. La sua solitudine era un abisso nel quale aveva paura, un giorno, di precipitare.
Un baratro di almeno quaranta metri, si diceva, per essere certo di morire se avesse deciso di buttarsi. […] Da sempre la solitudine era stata la sua seconda pelle. E Kristina Tacker non era solo sua moglie. Era anche l’invisibile coperchio che aveva messo a chiusura dell’abisso.

da Nel cuore profondo

di Henning Mankell