E abbiamo bevuto…

E abbiamo bevuto fino a ubriacarci davvero, fino a correre su in camera da letto a far l’amore, di nuovo e poi di nuovo ancora, come se non ci fossimo mai amati, o come se ci amassimo da sempre, con lo stesso desiderio di prima, fino a crollare distrutti ed addormentarci abbracciati, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Il nostro era un abbraccio perfetto, sincronico, completo. Tra due corpi abituati a stringersi. E a farlo con intimità. Impossibile se non ci si conosce, se non c’è feeling. A far l’amore o baciarsi ci si riesce sempre, e ci si riesce bene, talvolta anche se ci si odia, ma addormentarsi abbracciati così, come lo eravamo noi, non si può perché l’abbraccio è il metro più esatto dell’intesa, perché l’abbraccio non perdona, e quell’abbraccio, invece, ci aveva perdonati. Fosse anche soltanto per una notte.

da Un lungo fortissimo abbraccio
di Lorenzo Licalzi

Ho chiuso gli occhi…

Ho chiuso gli occhi, per un attimo, e in quell’ attimo l’ ho rivista che mi sorrideva radiosa e mi diceva ti porto a vedere le stelle. Ho sperato di non riaprirli più, di morire accompagnato dal suo sorriso. Impossibile, troppa grazia, io vivo, nonostante tutto io vivo. Se è vero che i sogni aiutano a vivere allora io vivo perché il mio sogno è morire.

da Cosa ti aspetti da me?

di Lorenzo Licalzi

Dio non può giocare a dadi col mondo…

Dio non può giocare a dadi col mondo, diceva Einstein. Si sbagliava, ci gioca invece. Ai tempi di Einstein ci potevano essere ancora dei dubbi, oggi non più. E allora delle due l’ una: o Dio non esiste o esiste un Dio che consente al caso di agire all’ interno del Sistema perdendone di fatto il controllo. Perché il caso, se è davvero tale, non ha padroni. Mi sono chiesto perché, perché lo farebbe, e la sola risposta che mi sono dato è quella di un Dio che scopre nel caso l’ unico suo possibile strumento di conoscenza, che per noi significa libertà. Nemmeno Dio, infatti, può decidere quel che succederà al mondo se è il caso a dominarlo. Purchè lo lasci comunque libero di fare. Sempre. Non avrebbe senso altrimenti adoperarsi ogni tanto per correggere quello che sarebbe, a ben vedere, un progetto difettoso. Insomma, se Dio gioca a dadi col mondo non può farlo con dei dadi truccati. L’ unica risposta che mi sono dato, allora, è quella di un Dio che si è ritirato dalla Creazione e sta a guardare. E’ curioso, interessato, emotivamente partecipe, ma non sa come andrà a finire la Partita, neppure in quest’ angolo remoto del cosmo. Separandosi dalla Creazione e affidandosi al caso ha scelto di non sapere, di non interferire. Quale Dio altrimenti potrebbe vedere morire un bambino di cancro o di Aids e non far nulla? Quale Dio potrebbe permettere un’ infanzia fatta di radiazioni e di letti d’ ospedale, con i capelli radi e le vene fragili, o di fame dimenticata, con la pancia grossa e le mosche negli occhi, o di abbandono e di maltrattamenti, con i vestiti sporchi e i lividi sul corpo. […]

No, Dio non esiste, perché se esiste un Dio che consente il dolore del mondo come effetto collaterale della sua conoscenza – se pure la contropartita è la nostra libertà – è un Dio difficile da accettare, soprattutto per me, che ho pagato sulla mia pelle. E nessuno mi dica, invece, che l’ agire divino è inafferrabile e misterioso, che Dio sta al di là di tutte le idee di giustizia che possiamo avere su di Lui, perché non posso accettare neppure questo. Sono disposto, anche se con grande disagio, a sopportare la mia sofferenza, e quella degli altri, anche quando sembra accanirsi, ma non sono disposto ad accettare la sofferenza dei bambini nascondendomi dietro alle imperscrutabili motivazioni dell’ agire divino. […]

Ma forse chi soffre su questa terra ha diritto ad un’ eternità più vicino alla luce di Dio. E’ così? Una volta un prete mi ha detto che è così. Mentre mi disperavo davanti al corpo freddo di David mi ha detto che la sofferenza ha un valore che noi non possiamo razionalmente afferrare, che esiste un beneficio assicurato dal dolore grazie al quale a tutti coloro che hanno veramente sofferto nella vita sarà concesso un posto privilegiato nella auspicata eternità, una maggiore vicinanza alla Pienezza Divina. E allora? Anche se fosse così? Almeno fatemi scegliere!, perché io avrei preferito soffrire un pò meno su questa Terra e poi trastullarmi con un’ eternità un pò meno beata.No mi dispiace, io non ci casco, o Dio non interviene mai o interviene sempre, per tutti, ma visto che non interviene sempre, allora vuol dire che non interviene mai, oppure, come è molto logico pensare, che non c’è. Ce lo siamo inventato noi, prima della ruota, e si è rivelato molto più utile.

da Che cosa ti aspetti da me?

di Lorenzo LIcalzi

e sono rimasto solo…

[…]…e sono rimasto solo, di nuovo solo, definitivamente solo. E’ una strana sensazione, terribile e disperata, che ha un vantaggio, però: ti toglie del tutto la paura di morire, perchè ti sembra che tutto sia finito con l’ ultimo affetto che avevi e che non c’è più. Gli altri, il mondo intero, sono un film che guardi neppure troppo interessato, ma non è la tua vita, della tua vita ci sei rimasto solo tu. E così la vita in un mondo che non ti appartiene finisce per perdere tutto il valore che ha.

da Che cosa ti aspetti da me?

di Lorenzo Licalzi

Ci sono dolori che non hanno tempo…

…Ci sono dolori che non hanno tempo, immobili, enormi, mille volte piu’ forti della nostra capacita’ di soffrire, mille volte piu’ forti della nostra capacita’ di sopportarli. Dolori che restano li, inesorabili come pugnali nel cuore, dolori che non danno tregua, che ogni giorno si svegliano quando ci svegliamo e che di notte non ci fanno dormire. Vengono vinti soltanto dalla necessita’ fisiologica del sonno, ma non del tutto perche’ il dolore non dorme mai e spesso s’ impossessa dei sogni, e li trasforma in incubi, a volte, e a volte in inganni, bellissimi dolci inganni che si svelano ogni mattina e ci trafiggono ancora…e ancora e ancora.…

da Che cosa ti aspetti da me?

di Lorenzo Licalzi